Sono passati ormai quasi vent'anni dalla caduta del muro di Berlino e soprattutto della cadauto del Regime Comunista in Albania. Il vento di cambiamento ha portato con sè anche sofferenza, disuguaglianza sociale e conseguentemente esodo di generazioni. Padri e figli ingiottiti dal mare e dalla tempesta, consumati dal freddo e dal caldo nella speranza in un futuro migliore. Generazioni in lotta di sopravvivenza perdute nei fondali marini e mai restituite ai familiari.
Emigrati dall'Albania e discriminati perchè ultimi nella scala sociale, segregati e spogliati di ogni diritto; al loro arrivo privati della loro libertà di movimento, perseguitati per il loro credo religioso e pensiero politica. Tutte violazioni in una terra che credevano migliore e civile. In un occidente dove si professa la libertà di stampa, di comunicazione, di movimento, di pensiero, di espressione e di fede, gli emigrati vedono negati i loro diritti basilari e spesso soggetti a campagne denigratorie proprio dalla stampa libera.
Ormai vent'anni dall'89, ma la bellissima terra delle Aquile è passata dal Regime Comunista ad un Regime Democratico, dal Dittatore Enver Hoxha al dittatore Sali Berisha.
Vent'anni è un tempo ragionevole per cambiare, ma la mia terra è ancora nelle mani di organi "politici autoritari" e del "bavaglio dell'informazione". Dove i ricchi spadroneggiano e gli altri subiscono senza fiatare. Perchè chi parla farà i conti con chi comanda.
A chi viola il "silenzio stampa" imposto de facto, come ha fatto una testata giornalistica di opposizione con ironia e con prove tangibili, viene applicata una sanzioni che prevede anche il divieto di pubblicazione.
Divieto di pubblicazione per 296 giorni solo per aver criticato il governo albanese, come nei peggiori regimi totalitari. Chi, se non la stampa locale deve verificare l'operato dei governanti. I capi del governo e gli amministratori stanno al vertice del paese non per comandare ma per governare. Probabilmente molti dittatori conoscono affondo la sottile differenza semantica tra governo e comando.
Mero Base, editore e fondatore del giornale bandito dalla pubblicazione, spinto dal dovere professionale per il diritto di cronaca, continua con determinazione a raccontare dettagliatamente le sue verità informando clandestinamente sopratutto via web.
L'editore Mero Base è ormai divenuto giornalista che contrasta la politica di Sali Berisha. Il Primo Ministro Berisha è un uomo di potere che sta ai vertici da ormai un vettennio. Primo ministro dal 1992 al 1997, nel opposizione dal 1997 al 2005, nel 2005 divenne primo ministro per la seconda volta. Nelle elezioni contestate del 2009 è risultato vicitore e continua tuttora ad esecitare il suo potere sull'Albania. E' un personaggio controverso, nel settembre 1998 ha preso parte a Tirana nel tentato colpo di stato contro il governo Nano dopo l'uccisione del deputato democratico Azem Hajdari.
Ma ad un personaggio autoritario non basta avere il potere di governo, vuole anche controllare il pensiero dei cittadini e quindi scatta la persecuzione di ogni forma di differenziazione. Si professa il concetto che dice:" Un solo cuore, una sola nazione". Coloro i quali hanno una diversa visione da chi comanda sono nemici del paese.
Ed ecco puntualmente che arrivano le aggressioni verso l'editore Mero Base per mano di Rezart Taçi fatte proprio per intimidire. L'assurdo e che il picchiatore Rezart Taçi è il rispettabilissimo presidente della Taçi Oil, presidente del Klubi Sportiv Gramozi Ersekë (squadra di calcio Albanese), presidente della lega schacchi albanese. Un magnate albanese talmente ricco che ha avuto il pallino di comprarsi il Bologna calcio. Avete capito bene il Bologna FC 1909, che milita nella Serie A italiana. L'80% delle quote azionarie del Bologna sono del patron Rezart Taçi. La Taçi Oil è un'azienda che opera nel settore dell'estrazione petrolifero.
In uno stato autoritario solo coloro che godono dell'ombra protettiva del dittatore possono arricchirsi a discapito dei cittadini. Il patron Rezart Taçi amico fidato del premier Sali Berisha pesta a sangue impunemente l'editore Mero Base.
Sali Berisha publicamente pronuncia parole di condanna contro il gesto di aggressione ma in modo celato vigila sui propri interessi e persegue ogni forma di libertà di stampa ed espressione. In questi giorni un gruppo di giornalisti e attivisti della società civile hanno manifestato davanti all'ufficio del primo ministro per contestare la mancata azione concreta del governo albanese. Ricordo per la cronaca che l'editore Mesa Base fu brutalmente assalito al Bar Capriccio, nel centro di Tirana, quartiere Bllok. L'aggressione selvaggia da parte di Rezart Taçi e delle sue guardie del corpo è durata vari minuto interrotta forse dalla perdità di conoscenza dell'editore. Non c'è niente di umano in questa cattiveria non c'è niente di albanese in questa aggressione. L'albania paese di Maria Terese di Calcutta è un paese di carità e di accoglienza; non deve essere preda di affaristi senza scrupoli.
Fiera di essere nata nella terra delle Aquile, fiera del sangue fiero di un popolo sempre in lotta dico NO a questo governo senza dignità e senza rispetto, dico NO ad uno dei dittatori ancora in piedi, dico NO a quei paesi muti davanti alle atrocità e chiedo voce per un popolo che ha diritto di parlare, di lavorare e di vivere senza aver paura.
Emigrati dall'Albania e discriminati perchè ultimi nella scala sociale, segregati e spogliati di ogni diritto; al loro arrivo privati della loro libertà di movimento, perseguitati per il loro credo religioso e pensiero politica. Tutte violazioni in una terra che credevano migliore e civile. In un occidente dove si professa la libertà di stampa, di comunicazione, di movimento, di pensiero, di espressione e di fede, gli emigrati vedono negati i loro diritti basilari e spesso soggetti a campagne denigratorie proprio dalla stampa libera.
Ormai vent'anni dall'89, ma la bellissima terra delle Aquile è passata dal Regime Comunista ad un Regime Democratico, dal Dittatore Enver Hoxha al dittatore Sali Berisha.
Vent'anni è un tempo ragionevole per cambiare, ma la mia terra è ancora nelle mani di organi "politici autoritari" e del "bavaglio dell'informazione". Dove i ricchi spadroneggiano e gli altri subiscono senza fiatare. Perchè chi parla farà i conti con chi comanda.
A chi viola il "silenzio stampa" imposto de facto, come ha fatto una testata giornalistica di opposizione con ironia e con prove tangibili, viene applicata una sanzioni che prevede anche il divieto di pubblicazione.
Divieto di pubblicazione per 296 giorni solo per aver criticato il governo albanese, come nei peggiori regimi totalitari. Chi, se non la stampa locale deve verificare l'operato dei governanti. I capi del governo e gli amministratori stanno al vertice del paese non per comandare ma per governare. Probabilmente molti dittatori conoscono affondo la sottile differenza semantica tra governo e comando.
Mero Base, editore e fondatore del giornale bandito dalla pubblicazione, spinto dal dovere professionale per il diritto di cronaca, continua con determinazione a raccontare dettagliatamente le sue verità informando clandestinamente sopratutto via web.
L'editore Mero Base è ormai divenuto giornalista che contrasta la politica di Sali Berisha. Il Primo Ministro Berisha è un uomo di potere che sta ai vertici da ormai un vettennio. Primo ministro dal 1992 al 1997, nel opposizione dal 1997 al 2005, nel 2005 divenne primo ministro per la seconda volta. Nelle elezioni contestate del 2009 è risultato vicitore e continua tuttora ad esecitare il suo potere sull'Albania. E' un personaggio controverso, nel settembre 1998 ha preso parte a Tirana nel tentato colpo di stato contro il governo Nano dopo l'uccisione del deputato democratico Azem Hajdari.
Ma ad un personaggio autoritario non basta avere il potere di governo, vuole anche controllare il pensiero dei cittadini e quindi scatta la persecuzione di ogni forma di differenziazione. Si professa il concetto che dice:" Un solo cuore, una sola nazione". Coloro i quali hanno una diversa visione da chi comanda sono nemici del paese.
Ed ecco puntualmente che arrivano le aggressioni verso l'editore Mero Base per mano di Rezart Taçi fatte proprio per intimidire. L'assurdo e che il picchiatore Rezart Taçi è il rispettabilissimo presidente della Taçi Oil, presidente del Klubi Sportiv Gramozi Ersekë (squadra di calcio Albanese), presidente della lega schacchi albanese. Un magnate albanese talmente ricco che ha avuto il pallino di comprarsi il Bologna calcio. Avete capito bene il Bologna FC 1909, che milita nella Serie A italiana. L'80% delle quote azionarie del Bologna sono del patron Rezart Taçi. La Taçi Oil è un'azienda che opera nel settore dell'estrazione petrolifero.
In uno stato autoritario solo coloro che godono dell'ombra protettiva del dittatore possono arricchirsi a discapito dei cittadini. Il patron Rezart Taçi amico fidato del premier Sali Berisha pesta a sangue impunemente l'editore Mero Base.
Sali Berisha publicamente pronuncia parole di condanna contro il gesto di aggressione ma in modo celato vigila sui propri interessi e persegue ogni forma di libertà di stampa ed espressione. In questi giorni un gruppo di giornalisti e attivisti della società civile hanno manifestato davanti all'ufficio del primo ministro per contestare la mancata azione concreta del governo albanese. Ricordo per la cronaca che l'editore Mesa Base fu brutalmente assalito al Bar Capriccio, nel centro di Tirana, quartiere Bllok. L'aggressione selvaggia da parte di Rezart Taçi e delle sue guardie del corpo è durata vari minuto interrotta forse dalla perdità di conoscenza dell'editore. Non c'è niente di umano in questa cattiveria non c'è niente di albanese in questa aggressione. L'albania paese di Maria Terese di Calcutta è un paese di carità e di accoglienza; non deve essere preda di affaristi senza scrupoli.
Fiera di essere nata nella terra delle Aquile, fiera del sangue fiero di un popolo sempre in lotta dico NO a questo governo senza dignità e senza rispetto, dico NO ad uno dei dittatori ancora in piedi, dico NO a quei paesi muti davanti alle atrocità e chiedo voce per un popolo che ha diritto di parlare, di lavorare e di vivere senza aver paura.
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