Nel lontano 2004 mi sono imbattuto nel seguente materiale.
A quell'epoca il documento elettronico veniva distribuito liberamente. Era dettagliato ed avvincente; l'ho letto velocemente e conservato su un Cd-Rom. Per trovarlo ho dovuto sfrugare tra vecchi Hard Disk e CD graffiati. Volevo condividere con voi lettori questo materiale che forse è stato pubblicato come libro successivamente al 2004. Di seguito trovare l'introduzione al materiale prodotto da Loenord Mosley intitolato il Negus.
Il Negus
di Leonard Mosley
INTRODUZIONE
DI tutti i ricordi della mia giovinezza, nessuno è rimasto più vivo nella mia memoria della figura di Hailè Sel.lassiè, che più propriamente chiameremo Haila Sellase I, (*) imperatore d'Etiopia, mentre in piedi sulla tribuna della Lega delle Nazioni nel 1936 scongiurava i cosiddetti governi civili del mondo di non abbandonare il suo paese. Lo ricordo come una figura patetica, con il mantello nero che gli poggiava sulle spalle spioventi, straziato per la durezza e i disastri della guerra italo-etiopica. Eppure non aveva perduto la sua dignità: il suo aspetto era regale quanto romantico.
Avrei scoperto più tardi, quando i casi della guerra mi diedero la possibilità di osservarlo più da vicino, che questo portamento regale non lo abbandona mai, neppure nelle circostanze più disagevoli. E' l'unico uomo che io abbia mai visto in grado di dare una mano per spingere un autocarro, come fece quando restammo chiusi nelle macchie impervie dell'Etiopia nel 1941, senza cessare di effondere distintamente attraverso il suo sudore un'aura imperiale. Qui siamo veramente di fronte a un re.
Nel 1941 notai nel mio diario che un giorno avrei voluto scrivere la biografia di Haila Sellase, un imperatore a volte così coraggioso, a volte cosi spietato, a volte cosi astuto, a volte cosi lungimirante, a volte cosi grande. Si potrebbe dire che la mia biografia del compianto Orde Wingate, che durante la guerra guidò le forze che ricondussero l'imperatore in Etiopia, sia stata una preparazione a questa. Negli anni trascorsi prima che questo progetto fosse portato a termine, sono andato raccogliendo le notizie e completando lo sfondo, tanto in Inghilterra quanto in Africa. Mi sembra che i tempi siano ora maturi per riconsiderare meditatamente la vita e le opere di quest'uomo importante.
Questa biografia non è quella che si usa definire una vita "ufficiale" o "autorizzata", benché l'imperatore sappia che la si sta scrivendo e tanto lui quanto la sua famiglia e i suoi ministri mi abbiano aiutato in molte delle mie ricerche. Le opinioni e i giudizi che vi sono espressi mi appartengono interamente. Per l'ambiente storico ho avuto cura di non basarmi esclusivamente su fonti etiopiche, giacché gli storici di corte dei precedenti regimi, non quelli dell'attuale, hanno ceduto troppo spesso alla tentazione di riscrivere gli avvenimenti del passato in modo da compiacere ai loro signori del presente. Fortunatamente ho potuto attingere anche a fonti inglesi, americane, italiane e francesi.
Ho cercato di eliminare dalla mia opera le parole etiopiche quando è possibile una traduzione chiara dall'amarico, ma un breve elenco di quelle che ho ritenuto indispensabili, con il loro significato approssimativo, si troverà alla fine di questo volume. Spero che gli studiosi di amarico perdoneranno la semplificazione di molti dei nomi che figurano in questa narrazione, giacché sembrano esservi numerose versioni diverse per ognuno di essi (persino Haila Sellase ha le sue varianti ortografiche). Spero anche che il lettore non specializzato sia in grado di chiarire i legami di parentela fra i personaggi che compaiono nella narrazione, qualche volta come nemici mortali, qualche altra volta come alleati fedeli, confrontando l'albero genealogico della casa reale di Etiopia in fondo al volume.
Vorrei esprimere i miei calorosi ringraziamenti a tutti quelli che hanno speso tanto tempo per aiutarmi a dipanare la intricata matassa della storia etiopica contemporanea, e spero che il tessuto che ne ho tratto giustifichi le fatiche che si sono presi. Nella stessa Etiopia sono, naturalmente, particolarmente grato all'imperatore per avere interrotto i preparativi, alla vigilia della sua visita ufficiale negli Stati Uniti, per poter rinnovare la sua antica conoscenza con me e ascoltare le mie richieste. Dopo la sua partenza suo nipote, il principe Iskinder Destà, fece del suo meglio per fornirmi informazioni, documenti e particolari. Fra gli altri che si affrettarono a esprimere la loro volontà di rendersi utili, furono Tsehafe Taezaz Tafera Work, ministro della corte imperiale, e Kebbede Mikall, ministro delle cronache imperiali; e fu proprio tra il personale di quest'ultimo che mi fu scelto come aiuto ato Amaha Walde Sadik per i miei viaggi fuori di Addis Abeba. Egli si è dimostrato un compagno pieno di spirito, intelligente e instancabile, non perdendo mai il suo senso dell'humour neppure nei luoghi più remoti e nelle circostanze più difficili. Fra i molti e molti che mi aiutarono in Etiopia vorrei anche nominare, per esprimere loro tutta la mia gratitudine, Geoffrey Wetherell, consigliere delegato di una ditta inglese, la Mitcnell Cotts di Etiopia. Un'altra persona che interruppe le proprie faccende, nel mezzo di una vita molto occupata e di preoccupazioni domestiche, per spianare la via alle mie ricerche, è stata una delle più promettenti fra le giovani personalità dell'Etiopia di oggi, ato Abebè Kebbede, che si occupa dei difficili incarichi istituiti dall'imperatore e le cui vedute si sono allargate e plasmate nel lavoro svolto presso le ambasciate del suo paese in Inghilterra e in America.
Mi rendo inoltre conto anche troppo bene che i miei viaggi a Harar e nella provincia di Harar sarebbero stati impossibili, proprio alla vigilia (come avvennero) di una crisi fra l'Etiopia e la Somalia per usurpazioni su quel territorio, non fosse stato per la volenterosa cooperazione di un mio vecchio camerata dei tempi di Wingate, il colonnello Tamrat Yegizu, ora vice governatore di Harar. Egli mi procurò la Land Rover e la guardia armata senza le quali il mio viaggio sarebbe stato troppo pericoloso.
In Inghilterra ho avuto l'inestimabile privilegio di poter parlare con il principe ereditario Asfa Wossen, mentre vi si trovava in visita, e con un nipote molto caro all'imperatore, il duca di Harar, che studia a Gordonstoun. Avrei difficilmente potuto continuare le mie ricerche sui primi anni della carriera dell'imperatore, non fosse stato per l'aiuto volenteroso di R. W. Mason, bibliotecario del Foreign Office, che è stato tanto gentile da concedermi l'accesso agli archivi; ringrazio il conte di Avon, per avermi ricevuto e per aver rievocato i suoi ricordi a tutto mio beneficio; Sir Edwin Chapman-Andrews, per aver ricordato con me una luminosa carriera, non soltanto diplomaticamente brillante, ma onorata anche da un'amicizia intima e durevole con lo stesso imperatore; la signora Esme Kenyon Jones, figlia di un famoso ministro inglese in Etiopia, Sir Sidney Barton, vedova di un mio grande amico che si batté per l'Etiopia e per Haila Sellase, George Steer, e madre di uno dei figliocci dell'imperatore, George Steer junior, per aver parlato con me del loro valoroso padre, del suo brillante marito e dei cari ricordi che serba della sua propria vita in Etiopia; Peter Haynes e il generale di brigata Turnbull con sua moglie per alcune eccezionali fotografie e affascinanti ricordi; e infine per i copiosi aiuti e consigli di un grande esperto di cose etiopiche e di un formidabile ammiratore dell'imperatore, P. P. Dunkley, per il quale nessun ostacolo è stato insormontabile, in un paese dove gli ostacoli sono spesso grandi e difficilmente superabili.
Vorrei infine ringraziare il professor Edward Ullendorff, dell'università di Manchester, che ha ora la cattedra di studi etiopici all'università di Londra, famoso esperto di storia etiopica, per aver letto il mio libro apportandovi molte correzioni e elargendomi molti consigli. Mi affretto a dire che, come tutti gli altri che ho consultato, egli non è responsabile di nessuna delle opinioni che vi sono espresse.
Tutti meritano una particolare gratitudine, ma vi sono numerosi altri, troppo numerosi per essere ricordati uno per uno, che hanno avuto tutti qualche parte, aggiungendo fatti o sfumature a quest'opera; e li ringrazio tutti..
Avrei scoperto più tardi, quando i casi della guerra mi diedero la possibilità di osservarlo più da vicino, che questo portamento regale non lo abbandona mai, neppure nelle circostanze più disagevoli. E' l'unico uomo che io abbia mai visto in grado di dare una mano per spingere un autocarro, come fece quando restammo chiusi nelle macchie impervie dell'Etiopia nel 1941, senza cessare di effondere distintamente attraverso il suo sudore un'aura imperiale. Qui siamo veramente di fronte a un re.
Nel 1941 notai nel mio diario che un giorno avrei voluto scrivere la biografia di Haila Sellase, un imperatore a volte così coraggioso, a volte cosi spietato, a volte cosi astuto, a volte cosi lungimirante, a volte cosi grande. Si potrebbe dire che la mia biografia del compianto Orde Wingate, che durante la guerra guidò le forze che ricondussero l'imperatore in Etiopia, sia stata una preparazione a questa. Negli anni trascorsi prima che questo progetto fosse portato a termine, sono andato raccogliendo le notizie e completando lo sfondo, tanto in Inghilterra quanto in Africa. Mi sembra che i tempi siano ora maturi per riconsiderare meditatamente la vita e le opere di quest'uomo importante.
Questa biografia non è quella che si usa definire una vita "ufficiale" o "autorizzata", benché l'imperatore sappia che la si sta scrivendo e tanto lui quanto la sua famiglia e i suoi ministri mi abbiano aiutato in molte delle mie ricerche. Le opinioni e i giudizi che vi sono espressi mi appartengono interamente. Per l'ambiente storico ho avuto cura di non basarmi esclusivamente su fonti etiopiche, giacché gli storici di corte dei precedenti regimi, non quelli dell'attuale, hanno ceduto troppo spesso alla tentazione di riscrivere gli avvenimenti del passato in modo da compiacere ai loro signori del presente. Fortunatamente ho potuto attingere anche a fonti inglesi, americane, italiane e francesi.
Ho cercato di eliminare dalla mia opera le parole etiopiche quando è possibile una traduzione chiara dall'amarico, ma un breve elenco di quelle che ho ritenuto indispensabili, con il loro significato approssimativo, si troverà alla fine di questo volume. Spero che gli studiosi di amarico perdoneranno la semplificazione di molti dei nomi che figurano in questa narrazione, giacché sembrano esservi numerose versioni diverse per ognuno di essi (persino Haila Sellase ha le sue varianti ortografiche). Spero anche che il lettore non specializzato sia in grado di chiarire i legami di parentela fra i personaggi che compaiono nella narrazione, qualche volta come nemici mortali, qualche altra volta come alleati fedeli, confrontando l'albero genealogico della casa reale di Etiopia in fondo al volume.
Vorrei esprimere i miei calorosi ringraziamenti a tutti quelli che hanno speso tanto tempo per aiutarmi a dipanare la intricata matassa della storia etiopica contemporanea, e spero che il tessuto che ne ho tratto giustifichi le fatiche che si sono presi. Nella stessa Etiopia sono, naturalmente, particolarmente grato all'imperatore per avere interrotto i preparativi, alla vigilia della sua visita ufficiale negli Stati Uniti, per poter rinnovare la sua antica conoscenza con me e ascoltare le mie richieste. Dopo la sua partenza suo nipote, il principe Iskinder Destà, fece del suo meglio per fornirmi informazioni, documenti e particolari. Fra gli altri che si affrettarono a esprimere la loro volontà di rendersi utili, furono Tsehafe Taezaz Tafera Work, ministro della corte imperiale, e Kebbede Mikall, ministro delle cronache imperiali; e fu proprio tra il personale di quest'ultimo che mi fu scelto come aiuto ato Amaha Walde Sadik per i miei viaggi fuori di Addis Abeba. Egli si è dimostrato un compagno pieno di spirito, intelligente e instancabile, non perdendo mai il suo senso dell'humour neppure nei luoghi più remoti e nelle circostanze più difficili. Fra i molti e molti che mi aiutarono in Etiopia vorrei anche nominare, per esprimere loro tutta la mia gratitudine, Geoffrey Wetherell, consigliere delegato di una ditta inglese, la Mitcnell Cotts di Etiopia. Un'altra persona che interruppe le proprie faccende, nel mezzo di una vita molto occupata e di preoccupazioni domestiche, per spianare la via alle mie ricerche, è stata una delle più promettenti fra le giovani personalità dell'Etiopia di oggi, ato Abebè Kebbede, che si occupa dei difficili incarichi istituiti dall'imperatore e le cui vedute si sono allargate e plasmate nel lavoro svolto presso le ambasciate del suo paese in Inghilterra e in America.
Mi rendo inoltre conto anche troppo bene che i miei viaggi a Harar e nella provincia di Harar sarebbero stati impossibili, proprio alla vigilia (come avvennero) di una crisi fra l'Etiopia e la Somalia per usurpazioni su quel territorio, non fosse stato per la volenterosa cooperazione di un mio vecchio camerata dei tempi di Wingate, il colonnello Tamrat Yegizu, ora vice governatore di Harar. Egli mi procurò la Land Rover e la guardia armata senza le quali il mio viaggio sarebbe stato troppo pericoloso.
In Inghilterra ho avuto l'inestimabile privilegio di poter parlare con il principe ereditario Asfa Wossen, mentre vi si trovava in visita, e con un nipote molto caro all'imperatore, il duca di Harar, che studia a Gordonstoun. Avrei difficilmente potuto continuare le mie ricerche sui primi anni della carriera dell'imperatore, non fosse stato per l'aiuto volenteroso di R. W. Mason, bibliotecario del Foreign Office, che è stato tanto gentile da concedermi l'accesso agli archivi; ringrazio il conte di Avon, per avermi ricevuto e per aver rievocato i suoi ricordi a tutto mio beneficio; Sir Edwin Chapman-Andrews, per aver ricordato con me una luminosa carriera, non soltanto diplomaticamente brillante, ma onorata anche da un'amicizia intima e durevole con lo stesso imperatore; la signora Esme Kenyon Jones, figlia di un famoso ministro inglese in Etiopia, Sir Sidney Barton, vedova di un mio grande amico che si batté per l'Etiopia e per Haila Sellase, George Steer, e madre di uno dei figliocci dell'imperatore, George Steer junior, per aver parlato con me del loro valoroso padre, del suo brillante marito e dei cari ricordi che serba della sua propria vita in Etiopia; Peter Haynes e il generale di brigata Turnbull con sua moglie per alcune eccezionali fotografie e affascinanti ricordi; e infine per i copiosi aiuti e consigli di un grande esperto di cose etiopiche e di un formidabile ammiratore dell'imperatore, P. P. Dunkley, per il quale nessun ostacolo è stato insormontabile, in un paese dove gli ostacoli sono spesso grandi e difficilmente superabili.
Vorrei infine ringraziare il professor Edward Ullendorff, dell'università di Manchester, che ha ora la cattedra di studi etiopici all'università di Londra, famoso esperto di storia etiopica, per aver letto il mio libro apportandovi molte correzioni e elargendomi molti consigli. Mi affretto a dire che, come tutti gli altri che ho consultato, egli non è responsabile di nessuna delle opinioni che vi sono espresse.
Tutti meritano una particolare gratitudine, ma vi sono numerosi altri, troppo numerosi per essere ricordati uno per uno, che hanno avuto tutti qualche parte, aggiungendo fatti o sfumature a quest'opera; e li ringrazio tutti..
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